Campagne di sostegno a Nonviolent Peaceforce (2006-2015)

Nonviolent Peaceforce nasce nel dicembre 2002 a Surajkund, a sud di Nuova Delhi, in India, dove centinaia di delegati di organizzazioni della società civile di tutti i continenti si sono riuniti in una conferenza internazionale che ha portato alla fondazione ufficiale dell’organizzazione non-governativa ed al lancio del primo progetto in Sri Lanka.

Il Centro Studi Difesa Civile è stato fra le organizzazioni fondatrici e membro fra i più attivi in Italia ed in Europa.

Il CSDC ha sostenuto l’azione di NP in diversi modi:

  • partecipando ai principali momenti decisionali: dalla fondazione (con Francesco Tullio) a meeting di coordinamento, ad assemblee internazionali,  al Board (con Alessandro Rossi);
  • realizzando in Italia attività di studio e supporto all’organizzazione (analisi, sensibilizzazione, formazione presso le Università) anche con progetti dedicati (finanziati dalla Tavola Valdese);
  • contribuendo attivamente alla nascita della Nonviolent Peaceforce Alliance nel 2014: dalla redazione dei documenti chiave durante l’International Assembly fino alla partecipazione ai lavori dello “Start-up team”, il primo nucleo internazionale che ha facilitato la convergenza delle organizzazioni membro e la transizione verso la nuova Alleanza. La prima riunione programmatica della Nonviolent Peaceforce Alliance si è svolta a Sarajevo il 9 giugno 2014, durante la quale si sono gettate le basi di questo nuovo percorso. Il CSDC era rappresentato da Graziano Tullio (referente italiano NP) il quale ha portato il suo contributo di idee e proposte, anche facendo tesoro del dibattito e delle esperienze italiane.

Il CSDC dopo aver aderito alla Nonviolent Peaceforce Alliance (NP Alliance), ha abbandonato il coinvolgimento diretto nelle attività di NP, continuando a seguire con attenzione ed interesse le attività anche mantenendo i contatti con operatori/trici di NP sul campo.

Per saperne di piu’ …

Lo scopo principale di NP è la creazione e l’invio di forze di pace internazionali di civili (costituite da gruppi di operatori di pace professionisti) nelle zone di conflitto per cooperare con le organizzazioni locali e rafforzare la loro azione di prevenzione e trasformazione della violenza.

Come opera
Gli uomini e donne di NP agiscono per proteggere i Diritti Umani, prevenire il ritorno alla violenza, favorire il dialogo e la ricerca di soluzioni pacifiche, dando così l’opportunità alle organizzazioni e alle comunità locali di operare attraverso vari approcci nonviolenti. Innanzitutto la capacitazione (empowerment), che consiste nel processo attraverso cui persone e gruppi che si trovano in una situazione di impotenza o di disparità di risorse e/o potere apprendono le modalità per mettere in discussione, con metodi costruttivi, equilibri di potere sentiti come ingiusti o oppressivi. Poi attraverso la costruzione della fiducia (confidence building), che punta a creare le condizioni per la mediazione e la negoziazione e si articola, in genere, in due momenti: in una prima fase, la terza parte che media il conflitto cerca di conquistarsi “disgiuntamente” la fiducia delle parti coinvolte; in una seconda fase cercherà di ristabilire la fiducia e instaurare dialogo direttamente fra le parti. Infine, il lavoro per la trasformazione o risoluzione del conflitto (conflict transformation o resolution), modalità di gestione del conflitto (comportamenti, atteggiamenti, strategie, tattiche, ecc.) che non mirano a distruggere o ledere l’avversario, ma che al contrario cercano di soddisfare i bisogni fondamentali di tutte le parti coinvolte in maniera sostenibile nel tempo.

Ma funziona?
Il dislocamento di un gruppo di operatori di pace internazionali permette il monitoraggio del rispetto dei Diritti Umani da parte delle fazioni in conflitto. L’accompagnamento delle persone minacciate e la presenza internazionale in luoghi di tensione scongiurano il pericolo di aggressioni e lo scoppio di conflitti. L’avvio di contatti fra le parti in conflitto, facilitato dagli operatori di NP, permette l’instaurarsi di un clima di fiducia e di dialogo e spesso l’inizio di un circolo virtuoso in cui sempre più soggetti vengono coinvolti nella ricerca di soluzioni negoziate e non violente.
In molti casi, poi, è stato dimostrato che la sola presenza di cittadini stranieri organizzati può attirare l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale, dei mass media e anche dei governi. Dimostrando che il mondo intero sta osservando, NP fa così da deterrente rendendo gli atti di violenza politicamente inaccettabili. Gli operatori di Pace monitorano il corso degli eventi e disseminano le informazioni ai contatti internazionali, reti di sostenitori, mass media, personalità politiche e diplomatici e in generale all’opinione pubblica. Tutte queste azioni realizzate in loco dagli operatori di NP, dalla diplomazia internazionale e locale, oltre all’aiuto dei sostenitori, se attuate in sinergia permettono di trasformare i conflitti in modo nonviolento. Gli operatori di NP, infine, oltre ad essere professionisti con solida esperienza rispondono ad un chiaro “codice di condotta” il cui rispetto permette di ridurre al minimo i rischi per il personale, evitare rischi inutili per la popolazione e rendere più efficace l’intervento.

Un momento della riunione programmatica della nuova Nonviolent Peaceforce Alliance, Sarajevo, 9 giugno 2014
Un momento della riunione programmatica della Nonviolent Peaceforce Alliance, Sarajevo, 9 giugno 2014.

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