Un ricordo

di Roberto Tecchio

Piuttosto che ricordare il suo impegno per la pace, testimoniato dagli annali della storia del Centro Studi Difesa Civile, di cui si è occupato negli ultimi anni spinto dall’urgenza di lasciare una memoria il più possibile informata di oltre trent’anni di attività, che sono solo una parte del suo costante lavoro a favore della pace, vorrei qui ricordare l’amico.

Ho conosciuto Giorgio nella primavera del 1987, durante i primi mesi del mio servizio civile. Venne a trovarmi presso la sede dell’ente dove svolgevo il servizio, a Colle Oppio, perché l’avevo contattato per dirgli del mio interesse circa l’obiezione di coscienza e il desiderio di collaborare alla riforma della famosa legge 772, di cui allora si parlava molto negli ambienti della nonviolenza. Rimasi piacevolmente sorpreso dalla sua disponibilità: lo chiamai, ed egli venne subito. L’incontro con questo ‘professore’, di dieci anni esatti più grande di me, fu molto importante. La passione e la competenza con cui mi parlava dei vari argomenti mi apriva un affascinante mondo di cui ancora sapevo poco, e soprattutto mi faceva sentire a casa, parte di qualcosa di ‘grande’.

Dopo quel felice incontro ci sentimmo ancora qualche volta, ma senza impegno perché a quel tempo ero ancora alla ricerca della mia strada, un modo per tenere insieme gli anni di studi universitari (farmacia) e la spinta etica dell’obiezione. Ma era destino: nella primavera del 1988 conobbi per altre vie Francesco Tullio, e il resto, come si dice, è storia, la storia che riguarda la fondazione di questa associazione.

Ricordo chiaramente il primo viaggio in treno (Intercity Roma – Modena) che Giorgio ed io facemmo per partecipare alla riunione della Commissione Nazionale per la Difesa Popolare Nonviolenta, nel novembre del ’88. Fu un vero accompagnamento da parte sua, che mi introdusse nel mondo dell’Obiezione di Coscienza alle Spese Militari, un ambiente che per i successivi quattro anni avrei frequentato costantemente con l’impegno di chi ci lavora e che rappresenta una delle pagine belle e importanti della mia biografia.

Ricordo poi un viaggio a Vico Equense, credo nel ’90, in occasione di una delle riunioni della Segreteria Scientifica del Progetto per la Difesa Popolare Nonviolenta, che ci tenne fuori Roma per un paio di giorni. Quella fu la prima volta in cui scoprii un altro aspetto del carattere di Giorgio, che me lo rendeva particolarmente simpatico: la sua passione storica lo portava a documentarsi sempre circa i luoghi che avrebbe visitato, e dunque, passeggiando con lui per le vie delle città, si venivano a sapere tante cose interessanti. Era praticamente una guida turistica ovunque si andasse. E poi mi divertiva il modo con cui trasmetteva il suo sapere, frutto di una curiosità che aveva ancora la fascinazione del bambino, una qualità speciale.

Fino al ’92, quando per ragioni del tutto personali mi allontanai dal Centro Studi e da tutte le sue attività (quello fu il mio primo anno sabbatico), ci fu una frequentazione in cui si mischiavano l’attivismo e l’amicizia: le riunioni del CSDC, spesso a casa di Francesco Tullio, cioè la sede dell’associazione, e le cene o i pranzi a casa di Giorgio per parlare anche di altro in compagnia della moglie Rita e della mia compagna Stefania.

In questi 35 anni il rapporto con Giorgio, pur avendo alti e bassi nella frequentazione, ha sempre mantenuto una qualità affettuosa e leggera in occasione delle nostre telefonate e incontri, come se ci si fosse salutati ieri. Negli ultimi anni poi, essendomi riavvicinato attivamente al Centro, ci siamo sentiti e visti maggiormente, e ciò mi fa molto piacere in questo momento in cui la sua assenza accende il valore della memoria.

Peccato che te ne sei andato così presto, caro Giorgio. Nelle nostre ultime chiamate emergeva spesso il mio desiderio, una volta ristabilite le sue condizioni di salute,  di organizzare un viaggetto da qualche parte in Italia, per il puro piacere di godere delle bellezze del mondo che grazie al suo sguardo ‘bambino’ acquistavano valore.

Insieme abbiamo fondato il Centro Studi Difesa Civile, ma senza dubbio lui ne è sempre stato la vera colonna portante, quello che gli ha dato continuità durante tutte le stagioni. Sempre presente, sempre attivo. Il vero Presidente.

Nella memoria scritta dagli amici della Rete Italiana Pace e Disarmo, Giorgio viene ricordato come un uomo buono. Ed è proprio così, una verità netta. Il mondo perde un uomo buono e la nostra associazione un presidente insostituibile.

Buon viaggio, Giorgio, ti immagino libero da ogni paura, leggero e felice mentre studi la storia del Paradiso, che ci racconterai quando c’incontreremo.

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