ONU, Europa, Pace e Agenda 2030: i giovani ancora protagonisti.

Contributo di Renato Cursi

In seguito alla richiesta espressa al numero 20 della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2250 del 2015 su “Giovani, Pace e Sicurezza”, esattamente un anno fa veniva pubblicato il Progress Study “The Missing Peace”, uno studio indipendente sui progressi nel coinvolgimento dei giovani nei processi di pace e sicurezza promossi dell’ONU.

Il Centro Studi Difesa Civile è stata la prima associazione a pubblicare e rendere disponibile gratuitamente una traduzione di questo Studio in lingua italiana.

Ma cosa è successo nel frattempo da allora? Quali passi sono stati compiuti a livello internazionale per dare seguito a questa risoluzione del 2015 su “Giovani, Pace e Sicurezza” e alle indicazioni contenute nel “Progress Study”?

In attesa di poter condividere buone notizie su questi temi a livello italiano, è opportuno ripercorrere i successi dell’agenda “Giovani, Pace e Sicurezza” negli ultimi mesi a livello internazionale.

Il 6 giugno 2018 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità la Risoluzione 2419/2018, riaffermando sin dall’inizio del preambolo il contenuto della Risoluzione 2250, adottata meno di tre anni prima. La Risoluzione 2419, infatti, chiede ai Paesi membri delle Nazioni Unite di rafforzare il ruolo dei giovani nella prevenzione e risoluzione dei conflitti, nonché di avere un riguardo speciale per le strutture educative quando i conflitti sono ancora in corso. Questa nuova Risoluzione del Consiglio di Sicurezza esorta inoltre tutti gli attori delle Nazioni Unite interessati, dal Segretario Generale e i suoi Inviati Speciali fino alla Commissione per il Peacebuilding, a considerare il ruolo dei giovani e promuoverne la partecipazione nelle loro attività. La Risoluzione 2419/2018 recepisce ufficialmente il Progress Study su “La pace mancante”, chiedendo al Segretario Generale dell’ONU di garantire un resoconto continuo sulla partecipazione dei giovani ai processi di disarmo, smobilitazione e reintegrazione, chiedendogli, infine, che entro il mese di maggio 2020 sia pubblicato un report sull’implementazione della risoluzione 2250/2015.

Il 24 settembre 2018, in occasione della 73a sessione dell’Assemblea Generale presso la sede di New York, il Segretario Generale dell’ONU, insieme alla sua Inviata Speciale per i Giovani e alla Direttrice dell’UNICEF, hanno presieduto il lancio ufficiale della prima strategia ONU per i Giovani Youth 2030: working with and for young people. In passato le Nazioni Unite avevano adottato dei Programmi d’azione per i giovani, e una strategia specialmente dedicata a quest’età della vita era già stata adottata pochi anni fa dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), ma questa può dirsi la prima strategia trasversale e olistica dell’ONU dedicata al lavoro con e per i giovani. La Strategia si basa su cinque pilastri: 1) Impegno, partecipazione e advocacy; 2) Educazione e salute; 3) Potenziamento economico attraverso un lavoro dignitoso; 4) Giovani e diritti umani; 5) Costruzione della pace e della resilienza. Nel testo è richiamata esplicitamente la Risoluzione 2250/2015, rafforzando così la cooperazione tra tutti questi strumenti che stanno emergendo nel settore “Giovani, Pace e Sicurezza”, e il protagonismo dei giovani nella costruzione della pace è appunto oggetto dell’ultimo, ma non per questo meno importante, dei cinque pilastri della Strategia.

Nel frattempo, anche in Europa sono stati compiuti dei passi in avanti in questa direzione, sia sul piano delle istituzioni intergovernative, sia su quello della società civile.

L’Unione Europea ha infatti celebrato a Bruxelles il 23-24 maggio 2018 una Conferenza su Giovani, Pace e Sicurezza, intitolata “Promoting Youth in Peacebuilding. Implementing USNCR 2250”. La conferenza ha offerto l’opportunità di fare sintesi rispetto ad alcuni processi già attivati in questo campo dall’UE e dal suo Servizio per l’Azione Esterna negli ultimi anni, come ad esempio la African Union – European Union (AU-EU) Youth Plug-In Initiative e la Mediterranean Young Voices Plus Initiative.

Quanto alla socializzazione di questi strumenti all’interno dei processi della società civile europea, un primo successo è stato registrato in occasione dell’assemblea generale dello European Youth Forum, piattaforma che rappresenta oltre cento realtà giovanili (oltre 40 consigli nazionali dei giovani e oltre 60 ong giovanili) di oltre 40 Paesi europei, che si è tenuta dal 22 al 24 novembre 2018 a Novi Sad, Serbia. In tale contesto, è stata infatti adottata una Risoluzione sul diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare in Europa, che nel suo preambolo richiama sia la Risoluzione 2250/2015, sia la Risoluzione 2419/2018 del Consiglio di Sicurezza ONU.

Da ultimo, il 20 febbraio scorso il Dipartimento delle Nazioni Unite per gli Affari Economici e Sociali (UNDESA) ha pubblicato un nuovo Rapporto Mondiale sui Giovani intitolato significativamente “Youth and the 2030 Agenda for Sustainable Development”, recependo così tanto la Strategia ONU “con e per i giovani” lanciata il 24 settembre 2018, quanto le recenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dedicate al protagonismo dei giovani nei processi di pace.

Inoltre, il 5-6 marzo 2019 si terrà il primo Simposio internazionale su “Giovani, Pace e Sicurezza”, non a caso ad Helsinki. La Finlandia, infatti, è stato il primo Paese al mondo ad attivare un processo sinergico tra istituzioni pubbliche e società civile per l’adozione di un Piano di azione per implementare la risoluzione 2250/2015 a livello nazionale.

La Rete italiana “Giovani, Pace e Sicurezza”, di cui il Centro Studi Difesa Civile è membro fondatore, auspica che anche in Italia si possa intraprendere presto un percorso di questo tipo, per valorizzare quanto di buono si sta già facendo e per sviluppare ulteriormente le potenzialità delle giovani risorse del nostro Paese a favore di una pace sostenibile e una sicurezza umana.

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